Fondo fotografico Luigi Ghirri

Tipologia Fondo
Data cronica
1985 - 1991

Metadati

Tipologia

Fondo fotografico

Consistenza

Quantità
4
Consistenza (testo libero)
1729 provini a contatto
Numero di esemplari
1729
Quantità
3
Consistenza (testo libero)
575 stampe col.
Numero di esemplari
575
Quantità
1
Consistenza (testo libero)
374 dispositive + 51 strisce di negativi
Numero di esemplari
425

Storia istituzionale/Biografia

Luigi Ghirri nasce il 5 gennaio 1943 a Scandiano, vicino a Reggio Emilia. L’atmosfera della provincia emiliana, il clima del dopoguerra, la ripresa economica e il fermento culturale degli anni ’60 sono elementi forti che accompagnano lo sviluppo di una personalità sensibile ai mutamenti, estremamente curiosa e motivata dal desiderio di conoscenza. Parallelamente a una formazione tecnica, la passione per la lettura e per la musica, la scoperta del Rinascimento italiano e lo studio della storia dell’arte, come pure il gusto per gli oggetti e per le immagini trovate, sono senz’altro aspetti fondamentali di un percorso che lo conduce naturalmente alla fotografia come strumento per guardare dentro e oltre alle cose. Ma proseguendo sulla stessa linea, l’assidua frequentazione del gruppo degli artisti concettuali modenesi, lo sguardo costante verso lo scenario internazionale dell’arte contemporanea e l’amore dichiarato per alcuni fotografi come Eugène Atget, August Sander, Walker Evans, Robert Frank, Lee Freedlander o William Eggleston, lo portano ben presto a concepire il proprio lavoro fotografico come un grande, appassionato progetto di ricerca espressiva, in cui la ragion d’essere di ogni immagine si misura prima di tutto sul piano dei suoi stessi contenuti.

Realizza le sue prime fotografie durante le vacanze estive o i fine settimana, raggruppandole all’interno di un nucleo che più avanti chiamerà Fotografie del periodo iniziale, in cui è possibile individuare la ‘germinazione’ di numerosi progetti successivi. Il lavoro si esprime attraverso immagini di luoghi e persone colte nella normalità dei propri rituali. Parallelamente, realizza anche immagini con soggetti inanimati, sviluppando così una prima ricerca a cui dà il titolo Paesaggi di cartone. Manifesti, insegne, oggetti e ritratti dentro alle vetrine, frammenti trovati casualmente per strada. A parte l’occasione di qualche viaggio in Europa, nella maggior parte dei casi non deve spostarsi di molto per trovare un tale universo di stimoli, spesso si tratta dell’anonima periferia dietro casa, il paesaggio a lui più familiare. Anche la scelta di fotografare a colori fa in un certo senso parte del medesimo intento: «fotografo a colori perché il mondo reale non è in bianco e nero».

Nel 1973 tiene la prima mostra personale a Modena. Lavora inoltre come grafico e nel 1975 è scelto come Discovery dell’anno da «Time-Life. Nel 1977 fonda insieme a Paola Borgonzoni e Giovanni Chiaramonte la casa editrice Punto e Virgola, per i tipi della quale pubblica, in Italia e in Francia, Kodachrome (1978), frutto di una ricerca intrapresa all’inizio del decennio. Nel 1979 il CSAC dell’Università di Parma gli dedica una grande mostra monografica.

Nel 1983 la rivista «Lotus International» gli affida l’incarico di fotografare il cimitero di Modena di Aldo Rossi. Inizia in quell’epoca un intenso lavoro finalizzato all’analisi dell’architettura e del paesaggio italiano, che si concretizza nella realizzazione di volumi su Capri (1983, con Mimmo Jodice), l’Emilia Romagna (1985-1986), Aldo Rossi (1987). La sua lunga e profonda riflessione sul tema del paesaggio culmina sul finire degli anni Ottanta con la pubblicazione dei volumi Paesaggio italiano e Il profilo delle nuvole, entrambi del 1989. Considerando il ruolo da lui assunto all’interno della fotografia italiana degli anni ’80, bisogna senz’altro ricordare la sua grande vocazione didattica, mirata a trasformare la fotografia stessa in uno strumento di reale rinnovamento della percezione. Tutto questo lavoro lo porta ad essere riconosciuto come caposcuola della nuova fotografia italiana di paesaggio. La sua ricerca sul tema dell’architettura e del paesaggio è sempre più intensa e affronta nuovi punti di approfondimento. Nel 1985, su invito del Ministero della Cultura francese, fotografa la reggia e i giardini di Versailles. In questa occasione realizza una serie di immagini che segnano una chiara evoluzione verso il periodo più maturo del suo lavoro. Lo studio della luce e del colore diventano elementi costitutivi essenziali nella lettura e nell’interpretazione di quei luoghi, proponendosi come l’esito di un’attenzione particolare ed entrando a far parte delle sue stesse riflessioni teoriche. Malinconia, imprecisione del ricordo, senso di sospensione e d’incanto. Sono questi i sentimenti che animano la lettura del paesaggio, consolidando così un paradigma interpretativo che va ben oltre i confini dei luoghi attraversati. L’ultima immagine rimasta impressa sulla sua pellicola è un’immagine di nebbia nella campagna. Si spegne improvvisamente nella sua casa di Roncocesi (Reggio Emilia) il 14 febbraio 1992.

Storia archivistica

I materiali che oggi fanno parte del Fondo si trovavano in parte già raggruppati sotto il nome del fotografo, ma in parte anche disseminati nell'insieme dell'archivio fotografico.
Nel 2016-17 l'archivista ha provveduto a costituire un corpus unico, che documentasse tutta l'attività in teatro di Luigi Ghirri, provvedendo ad estrapolare tutti i materiali che si riferivano al suo lavoro dalle varie serie in cui erano precedentemente inseriti.

Contenuto

Il Fondo fotografico Luigi Ghiri si compone di stampe a colori, diapositive, provini a contatto e negativi  che rappresentano un’importante testimonianza dell’amore che il fotografo aveva per la sua città e per il teatro e documenta, in modo chiaro e inequivocabile, la poetica del grande fotografo reggiano, che non ha mai voluto semplicemente ‘documentare’ ciò che vedeva (gli spettacoli, i loro allestimenti, gli artisti in scena o gli spazi teatrali), lasciando al teatro fotografie che recano un segno sempre assolutamente originale. Le immagini conservate documentano un’attività circoscritta all’arco temporale compreso tra il 1985 e il 1991  ed esercitata su un ventaglio di spettacoli, che, all’interno della produzione del teatro, risultavano particolarmente significativi. Sono conservati, infatti, i servizi fotografici relativi ad alcune opere liriche, il cui allestimento era stato prodotto e realizzato direttamente dal teatro, con la regia e le scene di Pier Luigi Pizzi (es. Rinaldo di Händel, Turandot di Puccini, ecc.); i servizi per spettacoli di danza che hanno lasciato in qualche modo il segno, come le coreografie di Martha Graham, di Alwin Nikolais o di alcuni allestimenti di Aterballetto, ormai ‘classici’ della danza contemporanea (es. Romeo e Giulietta di Amedeo Amodio).
Oltre agli spettacoli, una parte considerevole del lavoro di Ghirri ha riguardato gli spazi teatrali, oltre al bellissimo servizio fotografico svolto in occasione della realizzazione del terzo sipario del Teatro Municipale, dipinto da Omar Galliani nel 1991 e intitolato Siderea.

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